La guglia dell’Immacolata di Materdei

La guglia dell’Immacolata di Materdei è una delle guglie di Napoli. È situata nel rione Materdei, nello slargo prospiciente via Ugo Falcando, nei pressi della stazione della linea 1.
Prima di essere collocato nel luogo attuale, il monumento si trovava nel chiostro dell'ex-conservatorio della Concezione.
Nel 2003, dopo pressioni da parte di comitati locali, il monumento fu sottoposto a restauro e nel 2004 inaugurato nel suo ritrovato splendore e nella sua nuova collocazione.
Descrizione
Il piedistallo, di stile tardobarocco e risalente al XVIII secolo, è stato attribuito a Giuseppe Astarita. Di gusto vaccariano, è alto 10 metri, in marmo bianco e piperno e presenta i tipici caratteri dell’arte barocca: linee morbide e ardite, volumi e fregi sfarzosi. Agli angoli del monumento si trovano quattro piccole basi in marmo e piperno, della stessa fattura e provenienza della guglia.
La statua della Madonna che svetta sulla guglia è stata ritenuta dopo i restauri opera di Domenico Gagini, databile verso il 1470. Dalla veste ben disegnata nelle tante pieghe, col braccio sinistro sostiene Gesù Bambino che mantiene un libro, mentre stringe nella mano destra una sfera, probabilmente il globo terrestre.
Quella che oggi domina lo slargo dove si trova la guglia è una copia dell’originale, custodita nel Museo Civico di Castel Nuovo per evitare che il prezioso monumento ripiombasse nel deterioramento che aveva subito per molto tempo fino al restauro. Un’altra copia è stata donata alla chiesa di Santa Maria di Materdei.
Obelisco dell'Immacolata

L'obelisco dell'Immacolata (anche detto guglia dell'Immacolata) è il più famoso degli obelischi di Napoli ed è situato in piazza del Gesù Nuovo di fronte alla chiesa del Gesù Nuovo.
La guglia fu eretta nel XVIII secolo per volere del gesuita padre Francesco Pepe su progetto di Giuseppe Genoino grazie ad una colletta pubblica. L'opera si ispira alle innumerevoli macchine da festa presenti in quei secoli ed è rivestita da sculture marmoree di Matteo Bottiglieri e di Francesco Pagano. Sulla sommità è posta la statua di rame dell'Immacolata.
Ogni anno, l'8 dicembre, dai pompieri viene posta in cima alla statua una corona di fiori in onore dell'Immacolata Concezione.
Una curiosa leggenda e "rumori" popolari, narrano di certe figure blasfeme e dell'immagine stessa della morte, che sarebbero state scolpite assieme a quelle classiche; che solo parrebbero vedersi in particolari momenti del giorno (col gioco luce delle ombre), o in certe inclinature visuali create dalla prospettiva; l'immagine della morte con falce, per esempio, apparirebbe osservando la statua vista da dietro.
Obelisco di San Domenico

L'obelisco di San Domenico (detto anche guglia di San Domenico) è un'opera architettonica e scultorea situata in piazza San Domenico Maggiore a Napoli.
Storia
La guglia, commissionata dai domenicani, venne progettata in un primo momento da Cosimo Fanzago, che vi lavorò tra il 1656 e il 1658. All'epoca Fanzago era impegnato anche in altre due realizzazioni analoghe ormai prossime alla conclusione: l'obelisco di San Gennaro, iniziato nel 1636, e la statua di San Gaetano (1657-64) nell'omonima piazza, commissionata dai teatini.
Tuttavia, già nel 1658, i lavori dell'obelisco di San Domenico furono affidati a Francesco Antonio Picchiatti, che mantenne l'incarico fino al 1670. Tale passaggio di consegne fu determinato dalla rilevazione di un antico muro di cinta greco rinvenuto durante gli scavi delle fondamenta; ciò suscitò l'attenzione dei domenicani, che liquidarono Fanzago e nominarono Picchiatti architetto del cantiere. Quest'ultimo modificò sensibilmente il progetto originario, di cui peraltro restano tracce parziali solamente nell'ornamentazione della base in marmo e bardiglio.
L'ultimo intervento avvenne nel secolo successivo e precisamente nel 1737, quando Domenico Antonio Vaccaro, nominato architetto del cantiere, provvide a modificare ulteriormente le idee di Fanzago e Picchiatti in modo da giungere ad una migliore integrazioni delle parti ideate dai suoi predecessori. La guglia poteva dirsi quindi ultimata, anche se ancora mancava della statua di san Domenico ed era in parte priva del previsto apparato ornamentale.
In anni recenti, in un contesto di recupero della piazza, l'obelisco di San Domenico è stato restaurato.
Obelisco di San Gennaro

L'obelisco di San Gennaro (anche detto guglia di San Gennaro) è la più antica guglia di Napoli; è situata in piazza Riario Sforza.
L'obelisco fu eretto nel 1636 dai committenti della deputazione del Tesoro in ringraziamento per lo scampato pericolo durante l'eruzione del 1631. Il progetto fu affidato a Cosimo Fanzago che terminò la costruzione 9 anni dopo, anche se, per il sopraggiungere di vari contrasti, l'opera poté dirsi ultimata solo nel 1660.
La struttura è composta da una sorta di colonna quadrangolare sulla quale sono collocate le grandi volute che terminano in un capitello ionico riccamente dececorato. Alla sommità si innalza la statua di San Gennaro.
Obelisco di Portosalvo

L'obelisco di Portosalvo è un obelisco di Napoli, situato in via Alcide De Gasperi, a lato della chiesa di Santa Maria di Portosalvo.
Fu eretto nel 1799 nella piazza di Portosalvo, a seguito della fine dell'esperienza giacobina della repubblica napoletana, in onore della vittoria conseguita dall'esercito della Santa Fede e dunque della restaurazione borbonica.
L'obelisco, in piperno e a quattro facce, culmina con una croce e presenta su ogni lato delle decorazioni marmoree a bassorilievo, eseguite dallo scultore Angelo Viva su commissione dei confratelli della chiesa di Portosalvo e sotto la direzione dell'ingegnere regio responsabile della chiesa Michele Scodes.Ogni lato presenta un'immagine sacra a bassorilievo e un medaglione con un'iscrizione latina. I soggetti sacri sono la Madonna di Portosalvo, San Gennaro, Sant'Antonio di Padova e San Francesco di Paola, figure molto legate alla Corona, alla credenza popolare e autentici vessilli della lotta sanfedista.
In particolare, si nota la presenza di San Gennaro e Sant'Antonio, che furono i protagonisti nel periodo repubblicano di una vicenda tra il politico e il religioso: i francesi e i giacobini napoletani cercarono legittimazione presso il popolo tramite il prodigio dello scioglimento del sangue di San Gennaro, che così fu "detronizzato" dai realisti e sostituito da Sant'Antonio nel ruolo di patrono della città e dell'esercito sanfedista. Legame che fu rafforzato dal fatto che il 13 giugno, festività di Sant'Antonio da Padova, l'esercito della Santa Fede entrò in Napoli sancendo la fine dell'esperienza giacobina. La Corona, che dal suo canto era assai legata a San Gennaro, spinse però per una riconciliazione tra la popolazione e il santo martire.
Obelisco di San Gaetano
L'obelisco di San Gaetano (più propriamente monumento a San Gaetano) è una statua di Napoli ubicata in piazza San Gaetano.
È indicato come obelisco o guglia, nonostante sia semplicemente costituito una statua poggiante su un piedistallo, dal momento che da progetto si sarebbe dovuto sviluppare in altezza, senza però riuscire nell'intento.
Storia
Il monumento fu voluto come voto per la scampata pestilenza del 1656. La sua realizzazione venne attuata dai padri teatini della basilica di San Paolo Maggiore che affidarono il progetto e l'esecuzione a Cosimo Fanzago, con la collaborazione di Andrea Falcone. L'opera fu realizzata dal 1657 al 1664.
Il risultato tuttavia non dovette piacere ai Teatini, che lo immaginavano più sontuoso. In quest'ottica, nel 1670 fu deciso l'utilizzo della colonna di cipollino che era stata ritrovata tempo addietro presso il Duomo e che inizialmente era destinata ad essere impiegata per l'obelisco di San Gennaro. Tuttavia la famiglia Pisani, proprietaria di un palazzo in vico Cinquesanti, prossimo al monumento, si dichiarò contraria per il timore che la colonna sarebbe potuta rovinare proprio sulla loro casa.
Il monumento, dopo molti anni in cui si dilungò la questione sulla stabilità della colonna, rimase alla fine nelle sue semplici forme e nel 1737 fu così inaugurato e furono poste sui lati del piedistallo due iscrizioni dettate da Alessio Simmaco Mazzocchi. La statua originaria fu sostituita da un'opera di mediocre fattura, forse realizzata da uno scultore romano nella stessa città capitolina verso il 1747.
La primissima idea di costruzione fu immortalata in un'edizione della guida di Domenico Antonio Parrino del 1692: presentata come una vaga piramide e, nella stessa guida del 1725, venne ricordato il piedistallo da rifare.
Nella notte di San Silvestro tra il 2009 e il 2010 la statua è stata aspramente danneggiata da bombe carta e i pezzi dell'angelo danneggiato sono stati raccolti da un cittadino residente in zona, che li ha portati nella vicina basilica di San Paolo.
